Il lavoro in filanda era un lavoro difficile e di grande attenzione: le filandine ricavavano il filo di seta dipanandolo da quello straordinario gomitolo che è il bozzolo.
Molte filandine iniziavano a lavorare da ragazze o da bambine; la trafila delle mansioni era determinata, o almeno lo era per quelle che dimostravano una certa abilità e una buona produttività.
Il primo livello di lavoro che si presentava alle nuove assunte era quello della scopinatrice. La ragazza, aiutandosi con una specie di mestolo bucherellato, raccoglieva i bozzoli con relativi capifilo e li passava alla filatrice.
Secondo passo della trafile era quello dell’annodatrice (ingropìna), che doveva annodare il filo di seta ogni volta che questo si spezzava.
Era un lavoro meno pesante perché non era a contatto con l’acqua calda.
Le filatrici più esperte diventavano assistenti del direttore della filanda e passavano a lavorare nella sala della seta (càmara dea séda).
Avevano il compito di verificare la correttezza della produzione delle filatrici, registravano la quantità di bozzoli assegnata ad ogni filandina e, a fine giornata lavorativa, pesavano i bozzoli avanzati e la seta prodotta per valutare rendita e produttività.
Preparavano infine le matasse di greggia secondo gli ordinativi che giungevano dalla direzione centrale di Milano.
Con i bozzoli di scarto, i resti dei bozzoli e la prima parte della bava di seta le estrusine ricavavano un ammasso di fibre aggrovigliate con cui venivano poi prodotti filati di seta meno pregiata.
Ancora più duro e mortificante (per la sporcizia e l’odore nauseante) era il lavoro delle bigatine che dovevano levare le crisalidi – bigati – dai bozzoli non completamente dipanati.
Le crisalidi venivano poi vendute per alimentazione animale o per ricavarne grassi da saponificazione.
Se le donne che lavoravano in filanda erano circa 200, gli uomini erano solo tre:
Notevole fu dunque l’impatto positivo di questa prima realtà industriale sull’economia e sull’emancipazione femminile in quella che era una società prevalentemente di tipo agricolo e patriarcale.